XXXIV T.O. 22.11.’15 Cristo Re

REGNARE SU DI SE' PER SERVIRE GLI ALTRI

serviredal vangelo di Giovanni (18,33b-37)
Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

Chi non sa amministrare se stesso, non amministri le cose altrui

Ormai parlare di Regno è di poca comprensione, almeno in queste nostre terre dove le democrazie e le alleanze hanno superato una certa forma di governo, fatta di potere e di egemonia, fino alla sua esasperazione come la schiavitù. Nonostante ciò bisogna comprendere che il governo della cosa pubblica è una responsabilità che alcuni affidano ad altri e ai quali sempre si chiede conto: sempre ci sono piaceri e dispiaceri nei confronti di chi è posto a capo di ruoli pubblici. Forse intelligentemente già scriveva Platone nel De Repubblica che “chi non sa amministrare se stesso, non amministri le cose altrui”. Per cui la riflessione del filosofo ateniense è anzitutto in riferimento al governo di sé, alla capacità di essere amministratori saggi delle proprie responsabilità, capaci di una adultità vera, autentica e da ammirare. In ciò possiamo leggere la festa di Cristo Re dell’universo quando di fronte a Pilato egli afferma «sì, tu lo dici: io sono re» e ribadisce che «il mio regno non è di questo mondo».

Regnare su se stessi

Ed ecco che il Regno di cui parla Gesù non è oltre le nubi, ma è presente in mezzo agli uomini con la sua stessa persona: «io sono re». Dunque, quando Gesù parla di regno non intende riferirsi a costruzioni politiche o ad amministrazioni di governo che siano espressioni di valori o che si rifacciano ad essi per affermare di essere in linea con la giustizia. A Gesù basta ricordare a Pilato che «chi è dalla verità, ascolta la mia voce», ricordando al governatore della Palestina che non basta essere posto a capo di una terra – tra l’altro una periferia lontanissima, ai confini dell’Imparo Romano – per dire di essere un uomo di potere quando dice «ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Gesù vuole portare Pilato, e con lui ciascuno di noi, al vero governo, cioè al governo di se stessi: abbiamo bisogno, infatti, di tornare ad essere testimoni di vite più responsabili e più disciplinate da valori alti, da scelte non superficiali e definitivamente abbandonare vite accomodanti e totalmente privatizzate.

Regnare è servire

Ed ecco la legge del Regno: Gesù, Figlio di Dio, dice «sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità», dicendo che verità e testimonianza sono strettamente legate. Non una verità personale, ma una verità che renda esemplare la propria vita, fino a costituirla una testimonianza. E testimonianza è marthyria, cioè impegno, sacrificio, servizio di sé. E il Regno di Dio non ha sudditi perché non c’è un Re, ma un Maestro che chiama attorno a sé uomini e donne che diventino suoi discepoli al servizio della verità, quella di Dio Padre.