XXVI domenica T.O.; 28.09.’14

RAVVEDERSI E' RI-VEDERSI: TORNARE A DIO E' FARE UN CAMMINO

vignaLa volontà e la fede a confronto: semipelagiani del XXI secolo?

Un pericolo diffuso tra i cristiani sia quello di una forma nuova di semi-pelagianesimo che stiamo vivendo: già condannato nei primi secoli dell’era cristiana, questa dottrina ha messo in luce il ruolo principale della volontà. Tutto dipende dalla nostra volontà. La propria interiorità ha un cammino che segue la personale volontà; le intenzioni del cuore devono rispondere alle esigenze dei propri desideri e anche lo spirito sottostà alle decisioni del volere, dei bisogni, delle necessità. Persino cercare Dio o lasciarsi amare da Lui soffre di questo subordinazionismo umano. Oggi una concentrazione della volontà intesa solo come diritti e spazi personali stride con le parole del vangelo: Dio cerca l’uomo, ogni uomo e lo invita a lavorare nella sua vigna, lo chiama «figlio» e lo interpella personalmente «va’ anche tu a lavorare nella mia vigna». Non è la volontà dell’uomo ad incontrare quella di Dio, ma il contrario: è Dio che si mette alla ricerca; è Dio che mi interpella come più-vicino-a-lui perché figlio; è Dio che si mette in gioco per me e con me. La nostra risposta è spazio di possibilità che Dio ha aperto per costruire una relazione con Lui: Egli non offende la nostra libertà, tantomeno condiziona la nostra volontà. Ciascuno può dire il suo «non ne ho voglia» o il suo «sì, signore»: ma quando la volontà non è stimolata, provocata, accompagnata, sorretta e amata, allora ogni nostra risposta è altezzosità e presunzione, orgoglio personale e rivincita su ogni invito. A Dio non importa la nostra risposta, ma che Lui resti sempre aperto alla sua stessa domanda: se ci sono, Lui c’è e si rallegra; se non ci sono, Lui c’è comunque, pur ferito.

Ravvedersi è ri-vedersi: stile amato da Dio

Dentro ogni nostra risposta alla chiamata di Dio c’è una storia: quella attuale e quella passata, storia che viviamo sotto il segno della gioia, della fatica, della speranza. Eppure a tutti, e a ciascuno è data la possibilità anche di dire di no a Dio, un no che ha senso se dentro lo spazio del ravvedimento. Per cui «poi si pentì e vi andò» (in greco: metameletheís; in latino: paenitentia motus): ravvedersi è ri-vedersi, questo è lo stile che Dio ama nell’uomo. Se fissiamo lo sguardo solo sul «» e sul «no», non comprendiamo più l’uomo. Estremizzare è sempre pericoloso: l’uomo, ogni uomo, ciascuno di noi, ha invece un cammino da fare. Ognuno ha bisogno di tempo, di spazio in cui far sedimentare le proprie parole, possibilità di rivincita e di nuove serenità. Questo è l’uomo che Dio ama: il figlio che dice di no e poi si ravvede è il figlio amato, il figlio che ha fatto scendere fin nel suo intimo le parole del Padre. E’ l’uomo che pensa e si ripensa in Dio, nelle sue parole.

Chi si ravvede, vede per prima Dio

Ecco perché prostitute, pubblicani «passeranno davanti nel regno dei cieli», davanti a tanti credenti, a tanti praticanti. La distanza non sta sulla fede in sé, ma sul modo di vivere la propria vita nella fede in Dio: la loro vergogna li ha fatti cambiare, li ha portati a cercare, li ha messi in cammino. Un cammino che è iniziato nel profondo e si è reso manifesto sotto gli occhi di tutti. Pubblico il peccato, pubblica la conversione. La giustizia divina è domanda aperta dal profeta Ezechiele, «non è retta la mia condotta o la vostra?». Una domanda che interpella. Sempre.