Vicariato…at work. La differenza cristiana
Apostoli sulle strade e nelle periferie
“Il cristiano deve essere rivoluzionario per la grazia”. Con questa citazione di Papa Francesco al Convegno ecclesiale della Diocesi di Roma (17 giugno 2013), si sono aperti domenica 2 marzo 2014 i lavori di riflessione, confronto, scambio tra alcuni rappresentanti delle varie Comunità Apostoliche del nostro Vicariato. Per Comunità Apostoliche si intendono le differenti presenze di gruppi all’interno di ogni singola Parrocchia, impegnate nel servizio della Comunità Parrocchiale. Paolo Bustaffa della Parrocchia di Prestino, giornalista cattolico esperto di comunicazione e già Direttore di AgenSIR (Agenzia per il Servizio Informazione Religiosa della Conferenza Episcopale Italiana). La riflessione si è concentrata sul tema della differenza cristiana, condizione necessaria per dire la propria appartenenza ad un modello di vita evangelico che Cristo ha annunciato. La differenza cristiana sta nell’essere minoranza e nel riconoscersi come tale, sta nella logica della lentezza di contro alla velocità del tempo, sta nel dono di sé dentro relazioni di interesse e apparenza, sta nell’annuncio della speranza in un mondo attanagliato dalla stanchezza, dallo scoraggiamento, dal disorientamento. Qui si pone la rivoluzione del cristiano, del discepolo di Gesù.
Occorre creatività laicale. Apostolo, parrocchia, vicariato (territorio)
La Comunità cristiana deve mostrare la sua differenza nella sua creatività: le intuizioni pastorali non sono la ricerca di nuove strategie di intervento, ma una nuova presenza lì dove si è, lì dove si vive il proprio servizio e la propria appartenenza, proponendo le parole folli del Vangelo che interpellano l’uomo e la sua storia. La differenza è stare con amore dentro la storia: questa è la scelta dell’apostolo e della Comunità così come ha chiesto di fare Gesù. La Comunità Apostolica si costruisce attorno a scelte che, con il linguaggio della fraternità, fanno nascere al centro e alla periferia di una parrocchia la domanda su Dio, la nostalgia di Dio, il desiderio di essere dentro una comunicazione tra volti. E tutto questo non può che avvenire con il linguaggio dei figli del Padre di tutti e corresponsabili nell’annuncio della sua Parola come membri di una comunità, la Chiesa locale, guidata dal suo Pastore. Ancora, la Comunità Apostolica è formata da laici che – ricorda il Papa nella Evangelii Gaudium - sono “la immensa maggioranza”. Laici corresponsabili della missione evangelizzatrice della Chiesa che si lasciano interrogare dal loro tempo. Si sentono interpellati dalla vita delle persone, a cui vogliono innanzitutto offrire la testimonianza della speranza e della gioia che nascono dall’incontro con Cristo, della bellezza di costruire legami autentici, dell’importanza di sentirsi responsabili della crescita umana, spirituale, culturale e di fede di ciascuno, a servizio della Chiesa locale e nella consapevolezza di essere parte della Chiesa universale.
Responsabilità laicale e corresponsabilità. Gli alimenti della Comunità Apostolica
Ogni laico è chiamato alla stessa vocazione che è la santità. Dobbiamo camminare dandosi la mano per sorreggerci l’un l’altro in un cammino che qualche volta può essere difficile. In questo cammino in testa è il Pastore, dietro lo seguono le pecore. Papa Francesco ha aggiunto che a volte le pecore precedono il Pastore e in qualche modo gli indicano la strada. Quella del papa non è un’immagine per la rivendicazione di un ruolo di potere da parte dei laici ma per evidenziare la loro responsabilità, per richiamare il valore insostituibile della corresponsabilità che nella Chiesa occorre alimentare con la preghiera, l’umiltà, lo studio, il gesto. Quattro alimenti che sono irrinunciabili e inscindibili per la crescita di una Comunità Apostolica: la preghiera (la vita nello Spirito, personale e comunitaria); l’ umiltà (arrivare insieme è più importante che arrivare primi); il dono (la gratuità); lo studio (la fatica e la bellezza del pensare, la carità intellettuale); il gesto (la carità operosa che ancora fatica a cogliere il valore dell’impegno politico). Il laico cristiano impegnato in una comunità cristiana e in particolare in una Comunità Apostolica deve essere un autentico servitore della verità.
Laici e Preti nella Comunità. La formazione degli Apostoli.
Educare alla vita divina. Il compito primario della formazione dei laici è dare coscienza che il cristiano è un essere umano-divino che recupera in Cristo la propria dimensione divina.
Educare alla corporeità. L’uomo è fatto anche di corpo che è lo strumento di cui lo spirito si serve per comunicare. Il cristiano va educato a fare del proprio corpo lo
strumento rispettato e curato della propria capacità creativa comunicativa.
Educare l’intelligenza. L’educazione deve abbracciare anche la terza dimensione dell’uomo: quella spirituale che esige l’educazione dell’intelligenza, intesa come educazione a ragionare.
Educare alla responsabilità. Bisogna educare alle relazioni interpersonali anzitutto come fatto di coscienza. Relazione con Dio e relazioni con gli altri. Educare al senso di
responsabilità significa educare alla competenza.