Ultimo Giorno dell’Anno 2014
CUSTODIRE E FARE SINTESI: DUE URGENTI NECESSITA'
Vangelo di Luca (2,16-21)
I pastori andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Conservare e custodire: stile per un vero bilancio
Giunti alla conclusione di un altro anno, si apre per ciascuno il tempo per fare un bilancio sulla sua vita: è necessario che nei prossimi primi giorni dell’anno ciascuno ritagli un piccolo tempo per pensare, riflettere, rimotivare e iniziare nuovamente. Ciascuno di noi ha bisogno di tornare dentro alcune situazioni che lo hanno attraversato: attese, delusioni, fallimenti, abbandoni, pianti, lutti accanto a speranze, gioie, desideri. In questo anno che volge al suo imminente termine ciascuno di noi ha visto prendere forma pensieri che hanno allontanato, parole che hanno diviso, speranze che hanno unito, gioie che hanno rinnovato cuore, mente e forze. Ci sono, dunque, due urgenti necessità per l’uomo di oggi e ancor più per il cristiano di questo tempo: “custodire e fare sintesi”, due verbi che descrivono lo stile di Maria di fronte ai fatti inediti che prendono forma attorno al suo Figlio Gesù al racconto dei Pastori e allo stupore della gente e Maria “serbava queste cose meditandole nel suo cuore”.
Fine e bilancio: prendersi sul serio
Serbare e meditare (in greco: sunetereo e sunballein); il primo indica l’atto di proteggere ogni singolo pezzo perché non vada perduto o distrutto; il secondo indica un vero e proprio atto di ricostruzione attraverso questi stessi singoli pezzi. Custodire e fare sintesi diventano oggi l’impegno per un vero e proprio bilancio, anzitutto onesto, senza troppe autogiustificazioni di cui siamo capaci e che cerchiamo unicamente per confermarci in quelle responsabilità che ci discolpano dai baratri in cui abbiamo fatto sprofondare altri. E così abbiamo davanti volti e nomi che hanno attraversato questo anno e che interpellano nuovamente la nostra vita: abbiamo bisogno di riprendere sul serio la nostra storia per generare storie rinnovate; dobbiamo riprendere il coraggio di setacciare le nostre parole perché siano parole più vere e più capaci di umanizzare la vita di chi incontriamo. Un bilancio che permetta di prenderci sul serio perché abbiamo donato un volto serio alla propria vita: questo non è tempo di promesse, ma vero tempo di bilancio.
Tempo e fedeltà
E quando facciamo i conti col tempo vissuto, altro non ci resta che entrare nel cuore del più importante valore che ha a che fare col tempo: la fedeltà. Per chi crede è tempo di considerare la sua fedeltà al Signore vissuta in questo tempo passato: la sua presenza nella storia di casa, di famiglia, di relazioni amicali, di comunità parrocchiale, di chiesa, di formazione e crescita dello spirito. Per chi dice di non credere resta comunque la fedeltà all’uomo, alla sua storia, alla sua umanità. Entrambi però rileggeranno la fedeltà sotto il segno della responsabilità e sotto il giudizio della negligenza. Così prende senso il canto del “Te Deum” alla fine dell’anno dove nelle parole “Te Domine confitemur” diciamo la nostra confessione in Dio, il nostro credere in Lui nella nostra vita, nel nostro tempo. “Se vai proteso in avanti, se pensi alle realtà future, dimentica le cose passate, non volgerti indietro a riguardarle, per non fermarti là dove hai posto il tuo sguardo” (Agostino; Sermo 169,15,18).