Pentecoste – 08.06.’14
Nessuna tiepidezza quando il vento sofiia su di noi
Il Soffio dello Spirito: Babele o Pentecoste?
Ci guadiamo attorno e siamo in grado di dire la nostra su tutto ciò che accade: siamo pronti a costruire quanto a demolire pensieri, emozioni, entusiasmi; siamo capaci di unità frutto di sensibilità e attenzioni, ma siamo anche capaci di rifiuto e indifferenza. Così guardiamo alla vita che sta attorno a noi, la decifriamo e le diamo un significato e, in esso, anche un giudizio; ma serve che vi sia un senso e una certa profondità dentro ciascuno perché la vita che ci sta attorno sia anche la vita di ciascuno con gli altri. Giudicare gli altri, in fondo, è un po’ come giudicare se stessi. Così è: siamo sempre in conflitto tra Babele e Pentecoste, tra situazioni che dividono e ci dividono e altre che saldano fiducia e reciprocità. Forse così possiamo interpretare il dono delle lingue che unisce i discepoli e coloro che non hanno ancora conosciuto il Risorto, al punto da domandarsi come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua?. Il dono dello Spirito Santo è anzitutto comprensione per cui ogni battezzato che vive il dono dello Spirito non può essere uno che parla con ambiguità e con sospetto; ma è anche dono di unità che alimenta la vita di Comunità. Le grandi opere di Dio non sono le imprese fatte, ma gli spazi di amore vero che abbiamo aperto e abitato.
Ricreati dallo Spirito Santo: unità o divisione?
La Pentecoste è il grande evento dell’amore di Dio per i discepoli di Gesù: da lì in poi tutti coloro che sono inondati dallo Spirito, diventano membra vive della sua Chiesa. Eppure questa forza di Grazia deve fare i conti con la nostra creaturalità: quante volte soffia dentro noi il vento della tiepidezza, della pigrizia, della gelosia, e dell’egoismo, dell’invidia e del rancore, fino a giungere all’infuocato vento del disprezzo e della cattiveria. Eppure noi cristiani siamo figli rigenerati dallo Spirito di Dio, ricreati, resi nuovi per abitare spazi di relazioni rinnovate: Dio è un Dio d’Amore, di decisa unità e comunione, presenza che unifica e non che divide. A ciascuno è data una particolare manifestazione dello Spirito: così Paolo invita a riflettere anche oggi sulla qualità della vita di comunione che viviamo come Chiesa e Comunità. Non si tratta di pensarla tutti allo stesso modo, piuttosto di avere un orizzonte comune pur percorrendo strade differenti. Ma su questo siamo ancora una Chiesa in cammino. La differenza del dono è ricchezza, e quanto l’abbiamo trasformata in distanza e spazio di critica e accusa, differenza e superficialità.
…se togli loro il respiro, muoiono!
Così anta il salmo: la morte è una vita senza fiato, senza respiro. E senza il soffio dello Spirito è morta la vita dello spirito che abita in noi: troppo spesso siamo cristiani che stanno in piedi come corpi morti, schiacciati dalle nostre stesse divisioni interiori, avvolti da un respiro saturo di aria viziata. Eppure dovremmo accorgerci che inabitati dallo Spirito, possiamo soffiare anche noi Spirito ovunque. Accorgiamoci che quando viviamo una Babele interiore, quando non comprendiamo più noi stessi, abbiamo bisogno di un vento di unità, aria nuova di verità che ci fa vera Chiesa. Discepoli.