Pasqua 2014 – Una quotidianità di Risurrezione
La nostra quotidianità può dire ogni nostra risurrezione
Egli doveva risorgere dai morti
La Pasqua è l’opera vincente di Dio Padre! La Risurrezione di Gesù non è il premio che il Figlio di Dio riceve dopo una vita spesa nell’amore e nel dono di sé; non è neppure un atto di riconoscimento che attesta la divinità di Gesù: la sua sofferenza, la Croce sono e restano i fatti difficili da comprendere nella storia di quell’amore che Dio Padre, nel suo Figlio, riversa su tutta l’umanità. Il tempo di Quaresima ci ha permesso di percorrere quei sentieri che oggi trovano il loro senso e significato: le tentazioni, la trasfigurazione, e gli incontri con la donna di Samaria, col l’uomo cieco dalla nascita e con la sofferenza e morte dell’amico Lazzaro. Momenti che ci hanno introdotto alla consapevolezza che il Dio di Gesù Cristo è un Dio che ama la vita perché è vivo! E la Risurrezione di Gesù ce lo attesta! Non poteva restare chiuso nel sepolcro Colui che è l’autore della vita; non doveva restare soggiogato dalle tenebre Colui che ha detto di essere la Luce del mondo; e l’ultima parola di Gesù è sopra ogni cosa, sopra la morte, al di sopra di ogni morte. Oggi celebriamo la vittoria di una vita differente: il Crocifisso è risorto e non muore più. Egli è vincitore del sepolcro, di una morte che fa paura, che oggi sempre più teniamo lontana e demonizziamo, illudendoci che non ci sarà o per lo meno spostandone avanti nel tempo la sua venuta. Eppure la morte c’è: di cosa preoccuparci se non di costruire quel cammino che porta alla risurrezione? “Pietro uscì insieme all’altro discepolo”: ci siamo detti in Quaresima l’impegno di uscire dai nostri sepolcri… ma quali sepolcri oggi abito ancora? Da quale morte quotidiana devo essere vincitore? Quale agonia del cuore, della mente e dello spirito devo ancora oggi attraversare, superare, vincere? Oggi i nostri sepolcri sono la nostra indifferenza, superficialità, negligenza, presunzione, superbia, cattiveria, maldicenza…e tra tutti il peggiore, quello che rende fetida la nostra esistenza è il sepolcro della menzogna, di fronte a Colui che si è fatto conoscere come via Verità e vita.
E vide e credette
Oggi possiamo dirci che le nostre vittorie sulle nostre morti quotidiane sono schiaccianti, così come l’angelo della risurrezione sta ritto sulla pietra rotolata del sepolcro: l’amore, la verità, la pace, la quotidiana vita amabile e amorevole, il tempo per l’altro. Oggi, Pasqua di Risurrezione, siamo chiamati a dire una parola bella su di noi e, guardandomi attorno, una parola bella per altri. Se io vivo da risorto ho il dovere di risollevare e far risorgere altri. Sarà la nostra quotidianità a dire con le nostre parole, i nostri sguardi, i nostri gesti che siamo figli della Risurrezione di Cristo. sarà la nostra quotidianità a dire ogni nostra risurrezione: non siamo fatti per il sepolcro, ma per una vita bella, buona, alta. Risorti, perché figli della Risurrezione.
Auguriamoci di essere tali. Ogni giorno. Anche dopo questa Pasqua.