IV dom di Pasqua 11.05.’14

Chi prendiamo per mano? Chi seguiamo? L'orizzonte alto della nostra vita

mano-tesaLa vita tra verità e ipnosi

La storia di ciascuno trova espressione almeno in due stili: seguire e condurre. Il primo si pone sull’orizzonte della fiducia, infatti seguire è stare dietro, fidarsi, guardare a chi sta innanzi come vera guida; l’altro si pone sull’orizzonte della responsabilità, condurre significa, infatti, vivere un impegno, salvaguardare, proteggere e orientare. Tra questi due orizzonti si pone il nostro quotidiano vivere. Nel primo caso dobbiamo chiederci “chi seguiamo?”. Provoca la domanda di Gesù che, mentre parla ai farisei, interpella noi, me, ancora oggi “di chi ascolto la voce?”, perché molti si pongono come astuti maestri, ma solo chi fa il bene e vuole il bene dell’altro si pone come pastore, guida perché le pecore ascoltano la sua voce”. Tanti sono passati prima di Lui e molti dopo di Lui verranno, ma chi ascoltare? Quante parole: parole da ascoltare e parole che ipnotizzano, incantano, affascinano, ma poi in fondo non guidano ma accentrano, non servono ma comandano, non formano ma distruggono. Le parole buone sono visibilità di persone belle, che si sforzano di stare sui sentieri della verità, che non vogliono convincere, ma contagiare e creare negli altri terreni di vita feconda.

 La parola rivela e disvela chi sono

Nel frastuono delle proposte e delle tante parole, riflettere sulla diversità delle parole dette e ascoltate è oggi un serio impegno. Se la parola dice la propria persona, il proprio stile, il proprio porsi di fronte agli altri, allora comprendiamo quale rapporto vi sia tra verità e menzogna sulle labbra degli uomini quando ci si pone di fronte alla profezia ripresa dall’apostolo Pietro non si trovò inganno nella sua bocca. La parola rivela chi siamo in quel preciso momento, ma anche disvela nel tempo il proprio stile: manteniamo amorevolezza anche quando siamo feriti, ma siamo capaci anche di parole differenti se possiamo scommettere sul proprio tornaconto. Difficilmente siamo disposti a cambiare quando incontriamo l’avversario e così, piuttosto che divenire guide, assumiamo le sembianze del ladro e del brigante. Gesù si pone come Pastore, cioè come custode a cui è affidato un gregge, ben sapendo che il guardiano, Dio Padre, attende dal Figlio che nessuno vada perduto.

Lasciarsi condurre e prendere per mano.

Chi ascoltiamo? Chi seguiamo? Oggi quanto siamo provocati a sentire più che ad ascoltare; quanto ci siamo abituati a dire parole, più che a parlare. Gesù si pone come Colui che conduce per renderci capaci di condurre altri: solo se guidati, guidiamo; solo se riconosciuti, riconosciamo; sono le amati, amiamo. Non credo sia difficile: certamente chiede di rivedere qualcosa di noi. Almeno di fronte a Cristo Gesù.