Fine Anno 2020
RICORDARE E NON DIMENTICARE: FARE syn-ballein COME MARIA
dal vangelo di Luca (2,16-21)
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Introduzione
“Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”: Alla chiusura di ogni anno – come alla chiusura di un fatto, un evento – siamo chiamati a fare nostro quell’atteggiamento che Maria consegna al nostro impegno di mettere insieme ciò che abbiamo vissuto in questo anno che ci prepariamo a lasciare. È il gesto di chi impara a “custodire” e che l’evangelista Luca ci racconta attraverso il verbo greco syn-ballein, cioè mettere insieme, unire, armonizzare. Così, prima di entrare in quelle attese che tutti abbiamo nel cuore per il nuovo anno in arrivo (lo faremo domani), carico di speranze vere frutto delle fatiche che abbiamo attraversato in questi mesi così nefasti, funesti e che ci prepariamo a lasciare, abbiamo bisogno di fare decisamente nostro – oggi più che mai – l’atteggiamento evangelico con cui Maria guarda e contempla i fatti che le sono accaduti. Abbiamo dunque il compito, in questi primi giorni del nuovo anno che si affaccerà a breve, di fare nostro questo stile di Maria che Ella conserverà per tutta la sua vita. Leggere i fatti successi perché lì dentro dobbiamo ritrovare la nostra umanità perduta e la nostra spiritualità smorzata se non addirittura amputata. Solo così possiamo dire chi siamo stati e prepararci a dire chi saremo nel nuovo anno: non possiamo fare progetti se non purifichiamo e, per certi versi, saniamo la nostra storia e le ridoniamo la sua bellezza.
Ricordare o dimenticare?
Subito mi chiedo se siano così corrette quelle varie espressioni che ci stiamo comunicando da bocca a orecchie, sui siti, nei blog e in ogni piattaforma che abitiamo, espressioni che augurano un anno nuovo dimenticando quello passato e tutto ciò che abbiamo vissuto. Un anno che si è fatto conoscere con nomi nuovi: pandemia, virus, covid19, lockdown, quarantena, e accanto a questi nomi anche gli slogan #andràtuttobene #iorestoacasa #distantimauniti #celafaremo #nonmollare. Ci viene in aiuto l’espressione di un grande intellettuale francese di metà ‘800, Charles Baudelaire quando dice “l’orologio, il dio sinistro, spaventoso e impassibile ci minaccia col dito e dice: ricordati!”. Ricordati, significa non solo fare memoria, ma conservare nel tempo perché ciò che abbiamo vissuto diventi un racconto con parole ed emozioni che toccano anzitutto chi le pronuncia perché nessuno è stato risparmiato da questo tempo che ci ha fatto abitare la paura, lo spaesamento, la fatica, il dubbio, l’incertezza e come ha detto papa Francesco nella grande preghiera solitaria in piazza san Pietro a fine marzo “Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti, tutti fragili e disorientati… La tempesta ha smascherato la nostra vulnerabilità”. Ricordare e non dimenticare: ed è questa la prima cosa da fare per “custodire” come fece Maria: ricordare che pur avendo fatto i super uomini e le super donne, pur essendoci sentiti per molto tempo padroni della storia e governatori del tempo dentro scelte che hanno troppe volte umiliato la storia di altri e incancrenito le nostre, ora sappiamo per certo che basta poco per perdere tutto, quando ogni piccola parola, ogni piccolo sguardo, ogni piccolo gesto che facciamo verso noi e gli altri ci ricorda che siamo tutti accomunati da un’unica umanità, “fratelli tutti” ci insegna papa Francesco sull’esempio del Santo serafico di Assisi.
Ricordare la fragilità
Ricordare che basta poco per cadere nella paura significa non tornare a fare i super eroi ma tornare ad essere uomini e donne di servizio, di amabilità, di comprensione, capaci di gesti di attenzione che sprigionano la bellezza della nostra umanità. Ricordare e non dimenticare che se qualcuno è stato ferito e magari lo è tutt’ora, altri oggi non sono più tra noi per questa pandemia che non ha risparmiato nessuno trattandoci tutti allo spesso modo. Ricordare e non dimenticare chi nella sua professionalità ha dato più di quanto doveva e li abbiamo chiamati “angeli custodi” tra le corsie dei nostri ospedali. Ricordare e non dimenticare che se desideriamo tornare ad una normalità, forse è giunto il tempo di essere veri autori e protagonisti del nuovo che vogliamo vivere. Anche Maria ha accolto quel nuovo che le ha stravolto la vita, eppure pur nella sua fatica di donna e figlia del suo tempo, non ha smesso di ripetere dentro di sé quel “sì” che l’ha resa capace di accogliere il nuovo: ed ecco anche per noi ricordare e non dimenticare che le promesse che ci facciamo non hanno più il tempo che trovano, hanno bisogno di essere rinnovate ogni volta e non possono essere eluse da altre scelte più accomodanti. Ed infine ricordare e non dimenticare che questo tempo certamente ci ha cambiati: ha cambiato le nostre famiglie, le nostre relazioni, le amicizie, gli impegni, il lavoro, la scuola, le passioni. Ma proprio per questo ricordare ci permette di aprirci a desideri nuovi: non credo potremo tornare ad una normalità di prima – così come la chiamiamo – perché forse la frenesia, l’ansia, la fretta, l’indifferenza, la superficialità, l’orgoglio, gli interessi forse non erano proprio cose così normali da vivere.
Ricordare di essere differenti
Noi dobbiamo portare una lettura umana e cristiana dentro a questo tempo che abbiamo passato: nessun castigo di Dio, ma certamente una riflessione sull’umano era tempo di farla con serietà. Un tempo che ha anche segnato i cammini spirituali, la vita delle comunità cristiane e non, per alcuni trovando ancora delle ragioni sufficienti per vivere in modo solo personale e intimistico la stessa vita di fede. Un tempo che però ci ha aperti alla solidarietà di molti, ci ha aperto gli occhi e il cuore verso i più bisognosi, ci siamo interessati di chi avevamo smesso di tenere nella mente e nel cuore e per questo dobbiamo ancora ricordare che siamo capaci di tutto ciò. Fare memoria significa fare i conti non solo con ciò che abbiamo dietro – direbbe Agostino – ma ancor più con ciò che abbiamo dentro. Dunque salutiamo l’anno che ci lasciamo alle spalle: ma ricordiamo e non dimentichiamo. Questo deve essere il nostro impegno per aprirci veramente al nuovo anno che vogliamo accogliere carico di attese e speranze che riaprano i cuori e le nostre umanità. La Vergine Maria interceda per noi presso il suo Figlio Gesù, perché ricordando di avere più cura della nostra umanità, impareremo a capire la cura che Dio ha avuto verso di noi col suo figlio Gesù a Betlemme.