FEDELI DEFUNTI 2.11.’15

LA MORTE CI ATTENDE. TUTTI E CIASCUNO

defuntidal Vangelo di Matteo (25,31-46)
Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».

La morte. Spietata nella sua certezza, nella Risurrezione di Gesù

Nel tempo dell’autunno, quando la piante si spogliano delle loro foglie, i giorni si riempiono più di ombra che di luce; la nebbia e il freddo prendono il posto del sole e del calore; quando l’uomo si chiude di più in casa dentro il tepore della vita domestica, ecco la festa dei fedeli defunti. Un festa che pare curvarsi su di sé, dentro la sua nostalgia, dentro la memoria dei cari che ci hanno lasciato al punto tale che anche la nostra mente, il nostro cuore, il nostro spirito si caricano di mestizia, di tristezza, di nostalgia perché chi era accanto a noi ora non c’è più. E di questo siamo certi: un giorno, come per loro, così anche per noi la nostra vita non sarà più! Nel giorno in cui la Chiesa commemora tutti i defunti non solo prega e intercede per loro, ma anche si ferma per aiutare a riflettere sull’esistenza di ciascuno: un giorno anch’io non ci sarò più. La morte è già stata per i nostri cari un momento che ha segnato la fine della loro vita e nella speranza della vita eterna li abbiamo affidati alla misericordia di Dio. Per loro abbiamo pregato e a loro oggi affidiamo la nostra preghiera per le nostre vite, intercedono per noi presso Dio. Essi partecipano allo spirito della risurrezione di Gesù nel quale sono stati immersi col battesimo e, con loro, anche noi siamo immersi nella promessa della risurrezione e della beata speranza del Regno dei Cieli, tutti noi a cui Gesù dice: venite, benedetti dal Padre mio.Ricevete in eredità il Regno preparato per voi.

La morte. Una responsabilità sulla nostra vita.

E così oggi riflettiamo su ciò che ci attende: la morte ci aspetta, non guarda in faccia a nessuno, è spietata perché è certa e sicura. Ciascuno di noi oggi, e nei prossimi giorni, dovrebbe riflettere di più sulla propria morte, perché è la conoscenza della morte che ci permette di riqualificare la vita, la propria vita. Perché la morte è unica per ciascuno come per ciascuno è unica la propria vita: non è ripetibile, non è ipotizzabile un’esistenza fisica oltre questo corpo che abbiamo, non abbiamo altre vite a disposizione. E se unica è la vita, unica è anche la responsabilità che abbiamo di condurre una vita bella, buona e saggia che permetta di vivere con responsabilità anche i rapporti con le vite di coloro che ci vivono accanto. È con gli altri che diamo significato alle nostre esistenze e la morte toglie questo significato una volta per tutte. Essa allora è il compimento della personale esistenza vissuta nella responsabilità: per chi invece vive una vita nella sopravvivenza, credo non avrà altro da attendere che la sua stessa conversione, sperando giunga prima della sua stessa morte.