Domenica delle Palme 13.04.’14
Dio si veste di Passione per noi: l'Osanna e la Croce
Dio è così da sempre: ama donandosi
Gli ulivi e le palme della grande Settimana Santa ci introducono nei grandi misteri della vita di Cristo. Gesù soffre fino alla morte e questo fatto non è né un destino né un caso nella sua vita. Il cuore e la penna dell’evangelista Matteo sono attenti a mostrarci che Gesù si incammina verso Gerusalemme: è cosciente, sa, e vive nella sua piena libertà di fare la volontà del Padre. Non va incontro al suo destino, ma lo costruisce insieme alla storia dell’umanità, perché nessun uomo si senta escluso da un amore così grande, così autentico, così folle. Più volte ascoltiamo che Gesù viene consegnato, verbo al tempo passivo, ma ben bilanciato dalla sua attiva e presente volontà di restare sempre più il protagonista dei suoi stessi fatti. La libertà e l’amore guidano i passi di Cristo. Un Dio che si dona è ancora oggi impensabile, tuttavia Egli è così. Da sempre.
Osanna o Croce? quale stile?
Come accostarsi ai grandi misteri della Passione di Cristo? In questa Settimana di giorni santi, la liturgia ci invita a rivivere quei sentimenti che hanno pervaso gli ultimi giorni di vita terrena di Gesù: gioia, esaltazione, tradimento, delusione, incoraggiamento, sofferenza, perdono, abbandono, morte. Come cristiani, discepoli dietro al Signore, ci poniamo nel mezzo della sua cerchia: chi sono io in mezzo ai tanti? Spettatore? Attore? Comparsa? Anche se discepolo fedele, tra me e Cristo vi è sempre una distanza: Egli è il Maestro, io colui che si lascia guidare; Egli colui che non sfugge dalla Croce, io colui che può trovare ogni scappatoia; Egli va verso l’apice dell’obbedienza, io spesso come colui che si giustifica nella prova. Siamo onesti: a tutti inquieta la Croce eppure nessuno ne è esente. Piace a tutti e a ciascuno sentirsi osannati, e quante volte sperimentiamo che dietro e dentro ogni osanna c’è nascosta una parola di invidia, gelosia, che genera poi una parola di cattiveria, di diffamazione, di menzogna. Quale stile la vita del discepolo? Di fronte alla verità di Cristo che non si tira indietro, dobbiamo abbassare il capo della superbia e dell’alterigia: la sua vita è luce alla nostra vita; la sua parola è sapore alle nostre parole; la sua sofferenza è preludio di ogni nostra fatica. Il Cristo vive il suo abbassamento: si svuota (ekénosen) per riempirsi della nostra umanità, per poi essere innalzato (uperúpsosen) e portare fino al trono del Padre questa nostra fragile umanità.
Giorni di fede verso il giorno di speranza
Quale significato possono avere questi giorni della Settimana Santa? Immersi nel quotidiano ci viene consegnato il compito di vivere ciascuno il proprio abbassamento che non è l’umiliazione degli altri, ma la personale coscienza di dover chinare il capo e umanizzarsi di più; ma anche vivere l’innalzamento che viene solo da un cammino che porta a stare dietro al Signore; Egli che ha un nome che è al di sopra di ogni altro nome. E giungere, così, alla speranza della Pasqua. Attesa da quaranta giorni.