CORPUS DOMINI – 22.06.’14
Il Pane, presenza discreta ma essenziale
Il duplice nutrimento: Gesù, cibo per me; io, cibo per gli altri
“Non onorate il Cristo Eucaristico, quando fuori del tempio trascurate quest’altro Cristo che è afflitto”, così San Giovanni Cristostomo (Padre della Chiesa Orientale del IV sec dC). La solennità del Corpus Domini richiama anzitutto una duplice realtà sacramentale della vita cristiana: il Signore è nutrimento per me, ed io divengo nutrimento per altri. La fede in Cristo Gesù è possibile dentro una relazione, in un incontro, in una conoscenza continua con il Signore Gesù, ma anche nel gesto che ripetiamo ogni volta per cui “prendiamo e mangiamo…prendiamo e beviamo” quel pane e quel calice scelti per essere sua presenza in mezzo a noi. Gesù sceglie di diventare sacramento in quanto nutrimento e dice Io sono il pane vivo disceso dal cielo, cioè più che una presenza spirituale dentro noi, Egli diviene vera e propria sostanza con noi, poiché chi mangia la mia carne ha la vita eterna. Per questo chiunque si nutre dell’Eucaristia diviene egli stesso eucaristico, cioè nutrimento per altri, dentro la sostanza della vita altrui. Non ci viene proposta una scelta morale o uno stile di comportamento buono, ma una vera divinizzazione di noi stessi: il Signore Gesù ci sana dalle nostre ferite e ci eleva alla dignità di figli e proprio perché trasformati, trasformiamo; portati alla comunione col padre, diventiamo strumenti di comunione con gli altri.
La sua ricchezza nella la nostra debolezza
Il gesto di accogliere il Corpo di Cristo tra le nostre mani rinnova il segno dell’Alleanza tra Dio e l’umanità: Dio Padre ama l’uomo al punto da consegnargli il suo Figlio, Gesù ama la mia vita così da lasciarsi accogliere tra le mie mani. Esse sono la grandezza della mia fragilità, dignitoso silenzio e rumore della mia miseria, del mio peccato, della mia inquietudine spirituale: ma proprio in queste mie mani si deposita la grandezza dell’amore che ama senza misura, che non calcola alcun merito ma ama la sua stessa immagine seminata dentro me. Quel Pane diventa brezza al vento della mia arsura; mistero di infinita povertà dentro la mia onnipotenza; benedizione sopra il gelo della mia indifferenza e individualità; nutrimento sano e leggiadro che sana l’ingordigia della mia presunzione Ti sei nutrito di manna, ma questo è il Pane disceso dal Cielo. Deve meravigliare la continua e perseverante grazia d’amore che Dio riserva su ciascuno di noi: fragili, siamo resi forti dalla sua fragilità; onnipotenti, siamo resi semplici dalla sua essenzialità.
Predi e mangia
All’invito di Gesù “prendete e mangiare” segue la mia risposta, coscienti che il Signore ci incontra là dove siamo, così come siamo: Gesù resta una presenza fragile e nascosta, pronta ad essere anche rifiutata e non riconosciuta. Ma siamo certi che Egli non ci vuole trasformati, ma trasformare a sua immagine. Il Signore Gesù non ci vuole forti nell’amore, ma capaci di donarci dentro il suo amore. E nutriti, nutriamo.