AVVENTO 2019 – Vieni presto. Maranatha!
Torniamo ad avere più cura del proprio tempo. Lì attendiamo il Signore che viene!
Iniziamo un nuovo tempo liturgico e, quindi, un nuovo cammino in questo Tempo di Avvento che ci invita a riscoprire lo stile che noi assumiamo di fronte al tempo. Anzitutto Avvento è Tempo di Attesa, dunque, ATTENDERE è il verbo più importante e che ascolteremo più volte in queste settimane; ma sarà anche un impegno sul quale saremo costantemente sollecitati.
Attendere non significare restare immobili – come se fossimo alla fermata dell’autobus mentre aspettiamo il suo arrivo o come se fossimo in una piazzetta ad aspettare qualcuno per un incontro stabilito. Tutt’altro: attendere significa TENDERE-A, cioè andare incontro, accorciare le distanze. Ed è per questo che attendere non è restare fermi, quasi paralizzati e ansiosi, ma mettersi in movimento.
Significa muoversi verso qualcuno o verso qualche situazione… è desiderare, è emozionarsi per un incontro, ma è anche rendersi ospitali e pronti ad accogliere. Proprio per questo l’attesa impegna decisamente il tempo, il mio tempo.
E così il Tempo di Avvento ci interroga e ci invita a riflettere su come viviamo il nostro tempo, noi che tutti siamo ormai presi dalla fretta, dall’ansia, dalla frenesia e abbiamo reso il tempo malato di schizofrenia, vivendo di corsa per essere sempre in ritardo tanto che una delle espressioni più usate da tutti noi più grandi è “non ho tempo” e abbiamo insegnato ai piccoli a dire il suo estremo opposto “non ho voglia”: i primi hanno contratto il tempo e lo hanno soffocato; i secondi non lo vogliono nemmeno impegnare. Due estremi dai quali dobbiamo sfuggire”
Questo Tempo di Avvento, dunque, ci invita a rivedere uno stile: abbiamo bisogno – e forse sta diventando più urgente – vivere in un modo differente anzitutto il rapporto che abbiamo con noi stessi, le nostre relazioni, le nostre responsabilità: lì riveliamo chi siamo e da come viviamo il tempo raccontiamo la nostra persona e il nostro stile.
Ma vivere bene il tempo, significa anche impegnarsi a trovare un tempo per sé non tanto per escludere gli altri o vivere delle fughe. Avere del tempo per sé significa imparare a vivere le nostre stesse cose in un modo differente e per farlo dobbiamo prendere tempo, cioè dare più spazio, vivere meglio l’ascolto di noi stessi per vivere meglio l’ascolto dell’altro e così attendere le sue parole, desiderarle, farle proprie, senza farle cadere nel vuoto e crescere anche con esse.
Per questo l’invito di Gesù è VEGLIATE: non è una minaccia, ma una urgenza. Vegliare significa stare desti, non vivere da assonnati, da imbambolati, da sonnambuli, come se fossimo presenti e nello stesso tempo assenti. Non possiamo essere distratti e bisogna vincere il sonno dell’abitudine che ci rende sempre più superficiali, apatici, se non peggio accidiosi, giudici e brontoloni.
Vigilare significa, perciò, AVERE PIU’ CURA DI SE’: vigiliamo sulle parole inutili, vigiliamo sull’inutile a cui abbiamo dedicato tempo e che ci ha fatto perdere tempo. Prendiamo, invece, tempo per avere più cura di noi: anche la preghiera, in questo tempo, dovrà trovare il suo giusto spazio perché curare la propria interiorità e il proprio rapporto col Signore è nostro dovere e nostra responsabilità.
Così potremo comprendere e prepararci a vivere in modo differente anche il prossimo Natale del Signore Gesù: Tempo in cui Dio ci fa visita con il suo Figlio, con la sua Parola.
Buon cammino di Avvento a tutti,
dTeresio