9.10.’16 XXVIII^ dom. T.O.
LA PAROLA DELLA FIDUCIA PER UNA VITA RINNOVATA, OLTRE OGNI NARCISIMO
dal Vangelo di Luca (18,1-8)
In quel tempo, Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
Introduzione
Oggi più che mai la fiducia è una parola che, se accolta nella sua radice di fede e affidamento, permette di comprendere la sua potenza e il suo orientamento: la sua potenza in quanto è forza che tiene uniti legami di relazioni fondati sulla parola, orientamento in quanto capace di aprire spazi di relazioni che crescono sempre più sia nel tempo sia nella profondità. È vero anche che l’esperienza stessa ci rivela la portata della fiducia al punto che quando essa viene lesa o addirittura tradita, ogni cammino di relazione si interrompe e si carica di altre parole come quelle della delusione e dell’accusa. Insomma la fiducia è capace di rendere l’uomo più aperto, lo conduce fuori da se stesso, lo apre a rapporti che umanizzano la sua stessa vita; nello stesso tempo la parola della fiducia è un vero e proprio atto di consegna di sé ad un altro. Così è l’incontro che Gesù vive camminando verso Gerusalemme e nel suo cammino incontra «dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza».
La forza della parola della fiducia
Inizia un dialogo significativo tra Gesù e i lebbrosi: solo questi a fermare il viaggio di Gesù e a implorare la parola di misericordia «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Non solo Gesù è riconosciuto come maestro, ma addirittura è confessato come Dio, poiché solo a Dio si chiede pietà e misericordia. Essi pongono fiducia in Lui e a lui rivelano la loro parola di affidamento; sono consapevoli che Gesù può fare qualcosa per loro. E la risposta di Gesù, che può sembrare una parola di allontanamento, una parola di non ascolto e non soddisfazione poiché li invita ad allontanarsi e «andate a presentarvi ai sacerdoti». Di fatto Gesù restituisce la loro richiesta di fiducia in Lui in una fiducia ulteriore, più grande: Gesù non compie nessun gesto, non li tocca, non dice nessuna parola sulla malattia o sul Male che li affligge. Solo li invita ad andare. «E mentre essi andavano, furono purificati».
La gratitudine non conclude mai un cammino
Per tutti vi è la purificazione che è sia guarigione del corpo sia salvezza dell’anima: insomma la parola di Gesù ha salvato tutti perché ciascuno di loro è rimasto fiducioso, nessuno ha tentennato o brontolato o ricusato. Ma «uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio». La delusione di Gesù non è per il mancato ringraziamento, piuttosto perché gli altri nove con la guarigione ottenuta si sono fermati, hanno ritenuto di concludere lì il loro cammino di fiducia: insomma non si sono aperti alla fede. Non lodano Dio, guariti ma non salvati. Interessante è la domanda di Gesù: «gli altri nove dove sono?». L’uomo senza fede in Gesù è un uomo che si smarrisce. Per giunta l’unico che riconosce di essere stato guarito e salvato è un Samaritano, uno lontano da Gesù. La fede in Gesù rinnova, stravolge e apre ad una vita nuova: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». E l’uomo torna ad essere vivo per sé, per Dio e per gli altri. La fiducia è una parola di grazia.