4^ dom. Quaresima 15.03.’15

TENEBRE E LUCE. PECCATO E GRAZIA. SIAMO SEMPRE IN CAMMINO.

luce tenebraDal vangelo di Giovanni (3,14-21)
In quel tempo Gesù disse a Nicodemo: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

L’esperienza delle tenebre e il desiderio della luce

«È urgente recuperare il carattere di luce proprio della fede, perché quando la sua fiamma si spegne anche tutte le altre luci finiscono per perdere il loro vigore» (LF,4). Con queste parole Benedetto XVI leggeva il bisogno di tornare a cercare la luce vera per risplendere di essa e lasciarsi irradiare dal suo calore e dalla sua luminosità. La luce della fede che per troppi è stata associata al buio, quasi la fede stessa fosse un baratro e un abisso di catene e senza libertà. Eppure è sotto i nostri occhi. La fede vissuta nel buio, allontana, accusa, giudica, distrugge, uccide. Ma anche se entriamo nelle nostre vite credo che tutti facciamo esperienza delle tenebre quando perdiamo gli orizzonti veri e alti che illuminano le nostre scelte, le sorreggono e le guidano. L’esperienza delle tenebre ci appartiene: la confusione del cuore, l’isolamento delle relazioni, l’amarezza di una delusione, il tradimento nella fedeltà. Ma ancora: l’individualismo sfrenato, la verità chiusa a se stessi, l’egoismo, l’accidia; fino ad arrivare al buio dello spirito: le tenebre del peccato, la lontananza da Dio, l’assenza della preghiera. Eppure Dio promette al popolo infedele, dal cuore ostinato e duro, che «costruirà un nuovo tempio a Gerusalemme», perché nell’uomo non manchi mai il desiderio della luce.

Tenebre e luce. Una fende l’altra

Così è per Nicodemo, fariseo saggio che vuole incontrare Gesù: lo riconosce dentro la verità della parola annunciata dai profeti e in lui fa l’esperienza della luce che illumina il suo dubbio, la sua mente, e allarga il suo cuore. Eppure l’incontro avviene di notte: sì, non solo per timore di essere visto, ma perché solo nella notte, solo quando siamo dentro la profondità del nostro buio, nel dubbio, nella paura, nell’incertezza, è solo allora che una luce ci può essere di aiuto. Eliminate tutte le altre luci, serve l’unica luce che illumina e così Gesù si fa conoscere come quella «luce che è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce» e così «le loro opere erano malvagie». Questo è certo: le nostre parole, i nostri gesti, le nostre scelte – le nostre opere – parlano di noi e dicono chi siamo. Sempre. Troppe verità e luci personali, quasi fossero riflettori da palcoscenico su ciascuno: abbagliati, non vediamo i volti di chi è in sala, ma siamo certi che da tutti saremo visti.

Quando peccato e grazia non possono andare d’accordo

Luce e tenebre dicono anche la realtà del peccato e della grazia: non possiamo essere tutto peccato, ma non saremo mai tutti nella grazia se non nella comunione eterna con Dio. Paolo rimprovera la comunità di quei cristiani che «si vantano delle buone opere» ma che hanno smarrito «la straordinaria ricchezza della grazia di Cristo». Un po’ è così per noi: le tenebre non ci abbandoneranno, ma la luce è sempre pronta a fendere il buio del nostro peccato. Non lasciamoci mordere dal serpente, da colui che pensa male perché è male: piuttosto sforziamoci di passare dalle tenebre alla luce vera.