18.08.’19 – XX^ dom TO /C

OGNI SCELTA PROVOCA UNA DIVISIONE. E SCEGLIERE DI SCEGLIERE E’ SEMPRE PIU’ COMPLESSO

rottura

dal Vangelo di Luca (12,49-53)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera»

Introduzione

Ci viene in aiuto la sapienza intellettuale dell’esistenzialismo di Heidegger: “scegliere è decidere e decidere è recidere”. Ed è così. Ogni scelta che facciamo provoca in noi e in chi sta attorno a noi almeno una duplice reazione: chi acconsente e chi no; e dentro al consenso o al suo opposto rifiuto vi stanno le ragionevoli motivazioni degli uni e degli altri. Ogni scelta, in ogni ambito, iniziando dalle scelte più interiori che dovremmo tornare a prendere, provoca una divisione: anzitutto dentro di sé e, di conseguenza, attorno a sé. Certo è che ogni scelta deve essere sorretta da una buona lettura della storia per non cadere nell’ambiguità dell’opportunismo o della superficialità. Certo è che ogni scelta, qualunque essa sia, se da una parte divide, dall’altra chiede una rinnovata responsabilità. Ecco perché scegliere è complesso: è un lavoro della mente, del cuore, dell’intelligenza, dell’intuizione. Tuttavia, pur complesso che sia, non posso non scegliere e oggi, più che mai, è diventato più complesso scegliere di scegliere. In effetti ci accorgiamo che oggi viviamo l’arte di “scegliere di non scegliere”, perché essere neutrali rende più autonomi e giustifica ogni vacuità e non senso, senza alti orizzonti, ma mete a corto raggio, poco impegnative e non necessariamente una legata all’altra.

Il fuoco della Parola che divide

«Sono venuto a portare il fuoco il fuoco sulla terra»: non è un annuncio disfattivo di Gesù, piuttosto è una lettura profonda che egli stesso dà alla sua Parola. Gesù è cosciente che le sue parole divideranno, troveranno degli assensi e dei dissensi; è cosciente che la sua Parola provocherà gli animi di chi lo ascolta, perché con essa Egli fende gli interessi dell’uomo per portarlo a uno stile di vita differente, una vita che sarà più impegnativa, vissuta con più responsabilità e coscienza, una vita più capace di rivelare nella propria storia e nei propri impegni che lo stile assunto è quello del Vangelo, della Sua Parola che guida e che salva. Non deve preoccupare la divisione che la Parola di Gesù genererà in noi, perché la divisione è già annunciata dal Vangelo «padre, madre, figlio, figlia, nuora, suocera»: è infatti nelle relazioni più strette che si sperimentano le divisioni. Dapprima sono incomprensioni, poi diventano liti, poi accuse, poi giudizi, e infine rotture e lontananze. Ma non le divisioni frutto dei nostri egoismi o delle nostre scelte senza meta: a Gesù preoccupano le divisioni vere, quelle che solo la sua Parola può generare in noi, tra la nostra vita e la sua Parola. E, che lo vogliamo o no, il desiderio di Gesù è che questo fuoco purificatore sia acceso.

Costruire l’unità senza perdersi d’animo

Se la divisione evangelica è chiara, altrettanto chiaro dovrà essere il concetto di unità. Per Gesù l’unità è la strada e non la meta, e per unità Egli intende l’unificazione degli animi alla Sua Parola che è via, verità e vita. Un animo unito è un animo capace di rivelare concordia di sé, accordo di mente, forze e spirito. E siccome questo è un labor, non occorre perdersi d’animo, piuttosto «quanto desidero che sia compiuto». Sentiamoci persone e comunità capaci di smuovere gli animi, capaci di fare scelte più evangeliche a costo di vivere la nostra stessa divisione, che sarà anche la nostra purificazione.