15-16.04.’17 – Pasqua di Risurrezione

CHI AMA, LO FA VEDERE

pasqua-di-risurrezionedal Vangelo di Giovanni (20,1-9)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Riflessione

“Pietro entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte”. E’ il segno eloquente che la morte è stata sconfitta una volta per tutte: il sudario che serviva per coprire il volto perché dormisse per sempre il sonno della morte, ora quel sudario è in un posto a parte, avvolto, piegato. È il segno per cui le cose passate non sono più; è il segno per cui non c’è spazio per la morte nella vita di chi crede in Gesù; è il segno per cui anche noi – ciascuno di noi – è chiamato a vivere così. È il segno per cui ognuno di noi può e deve rivedere alcuni momenti della sua vita e lì, dentro ciascuno di loro, avere il coraggio di piegare una volta per tutte il suo sudario: sì, quel sudario che offusca il nostro volto, chiude alla vista e ci tiene distanti dallo sguardo degli altri. E dopo averlo piegato, abbiamo bisogno di metterlo da parte, là in luogo lontano: lontano perché possa stare un po’ distante ma comunque sempre sotto il nostro sguardo. Distante perché si veda nuovamente il mio volto di bontà, di tenerezza, di ascolto, di amorevolezza, di cordialità, di rispetto, di solidarietà…di vera umanità… ma visibile, perché io abbia sempre memoria della mia vita di morte e della possibilità che ho ogni volta di rimettere sul mio volto quel sudario che mi annebbia la vista e il cuore.

Gesù ci invita ad entrare nel suo sepolcro come Pietro, come Giovanni… ci invita a correre dal sepolcro alla casa come le donne perché possiamo tornare ad avere desiderio di una vita buona e bella: dentro le nostre familiarità, dentro le nostre case, dentro le nostre relazioni, dentro le nostre amicizie, dentro i nostri luoghi di lavoro e di vita più quotidiana. La risurrezione avviene in un giorno che fino ad allora era un giorno qualunque, ma è da quel giorno che non sarà più così. Ecco che anche noi abbiamo bisogno di credere che ogni nostra ferialità è sempre occasione di straordinarietà.

Oggi, Pasqua di Risurrezione, siamo chiamati a dire una parola bella su di noi e, guardandomi attorno, una parola bella per altri. Se io vivo da risorto ho il dovere di risollevare e far risorgere altri. Sarà la nostra quotidianità a dire con le nostre parole, i nostri sguardi, i nostri gesti che siamo figli della Risurrezione di Cristo. sarà la nostra quotidianità a dire ogni nostra risurrezione: non siamo fatti per il sepolcro, ma per una vita bella, buona, alta. Risorti, perché figli della Risurrezione.