11.02.’18 – VI^ dom T.O.

IL MALE DETURPA IL VOLTO E IL SUO ODORE SI DIFFONDE E FA MALE

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dal Vangelo di Marco (1,40-45)
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Il male fuori e attorno a noi: che fare?

Ci guardiamo attorno e abbiamo ragioni più che sufficienti per denunciare le troppe cose che non vanno bene: credo appartenga a tutti una discreta capacità critica nei confronti di tante situazioni che viviamo e che vanno dall’ambito politico a quello sociale, a quello religioso, a quello lavorativo, familiare, scolastico. E’ sufficiente la denuncia? Possiamo sempre e solo alzare la voce? Può restare sola una parola di monito?  Paolo invita i cristiani di Corinto a «essere miei imitatori, come io lo sono di Cristo». Non è sufficiente dire ciò che non va: bisogna costituirsi in unità in un cento comune per vincere e superare ciò che è dannoso. Per questo Paolo invita ad essere uniti in Cristo e non «motivo di scandalo», di inciampo (in greco) gli uni per gli altri, ma anche per coloro che non credono, che sono lontani o che si stanno affacciando alla fede. Qui siamo interrogati: ma io sono veramente unito a Cristo? La mia fede in Lui mi fa stare in unità con gli altri? Sento l’assenza del suo amore nella mia lontananza da Lui?

Gesù e il male: quando c’è, manda cattivo odore

Ecco il lebbroso e il suo incontro con Gesù, quasi a riprendere la Legge descritta dal Levitico «sarà impuro finché in lui durerà il male; e impuro se ne starà solo», una Legge che tutela la convivenza del popolo, ma non fa nulla per il malessere del singolo. Sembra non ci sia più nessuno attorno a Gesù, nessun discepolo, nessun amico ma lui solo con il lebbroso che non ha nome, non ha volto, ma solo una condizione di emarginazione e di morte. Quante volte siamo soli dentro situazioni disastrose? Quante volte le difficolta, le fatiche, le ansie, le paure ci attanagliano da ogni parte e siamo soli? Il lebbroso è segno di un malessere che non solo è contagioso e mortale, ma manda cattivo odore: il male si è impossessato di lui, non è più un male in generale, non è più una situazione attorno ma ora è diventata una situazione dentro, è penetrata nel suo corpo, nella sua carne. Il male attorno a noi ci cambia dentro; il malessere attorno a noi ci lavora dall’interno e ci fa mandare cattivo odore.

I sentimenti di Gesù: compassione all’uomo e collera verso il male

L’uomo conserva dentro di sé l’immagine del Creatore e Gesù non tollera che questa sia deturpata dal male e «ammonendolo severamente (orghistheís)». Il male deturpa la mia profondità, mi rende cattivo dentro e intollerabile davanti agli altri. Il male segna in me un destino di peccato: le mie parole, i miei gesti, i miei pensieri non sono più l’Immagine di Dio in me, quell’Immagine nella quale sono creato, Gesù. Così Gesù non sopporta questo odore di male in me: se nel vedere l’uomo affaticato Gesù «ne ebbe compassione (splanchzomai), tese la mano e lo toccò», tuttavia non accetta e allontana con la sua parola forte e dura il male e «lo cacciò via subito». Di nascosto, Gesù se ne va: non attira l’attenzione su di sé, non attende la parola della riconoscenza, non è questo che cerca: vuole solo che ogni uomo riprenda a vivere dentro la sua storia, accanto agli altri, cosciente che Dio non lo abbandona. Mai.