1^ Avvento – 29.11.’15

L'ATTESA E' ATTENDERE L'ALTRO E TENDERE VERSO QUALCUNO

attenderedal vangelo di Luca (21,25-28.34-36)
Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Così come già vi comportate

Sono confortanti e profondamente incoraggianti le parole che Paolo rivolge alla Comunità dei cristiani di Tessalonica, «vi supplichiamo fratelli, come avete imparato da noi e così già vi comportate, possiate progredire». Non c’è parola più buona per iniziare il cammino di Avvento. Parole che rinfrancano il cuore e rimotivano il proprio andare verso il Signore Gesù che viene incontro a noi: a che punto è il mio rapporto con Lui? Paolo rafforza questo dono che il Signore ha fatto, un dono che è amore e grazia e così «il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi».

Avere più cura. Non addormentarsi

Ad-tendere è desiderare e rendersi ospitali e pronti ad accogliere. Ma l’attesa vissuta male diventa nevrosi, ansia, agitazione, impazienza, giudizio, presupposti che rendono il nostro cuore assopito, “addormentato”, concentrato su altro, distratto. Ad-tendere è un “tendere-a”, andare verso, incontrare: si cammina, ci si muove, ci si prepara. L’Attesa coinvolge i passi, ma anche le mani, il volto, il cuore animati da desiderio di emozione e gioia. Allora attendere il Signore che viene significa tendere verso di Lui che desidera incontrarci: anche se sarà Lui a compiere il percorso più lungo, tuttavia non si tira indietro e viene incontro a ciascuno di noi, carico della propria storia, della propria vicenda di amore e peccato. Ma come vivere questo tempo? L’attesa chiede vigilanza, atteggiamento che invita tutti e ciascuno a gesti di prontezza, di disponibilità, di apertura: stare desti senza lasciarsi distrarre dall’inutile; avere cura di sé per prendersi a cuore l’altro; impegnarsi nell’equilibrio dei desideri, delle scelte, delle azioni. Portare nuove buone parole. L’attesa è allora vera e propria lotta con se stessi perché nessuno viva stando sulla difensiva, sospettoso dell’altro, carico di paura e minaccia verso ogni altro, lontano o vicino che sia.