04.08.’19 – XVIII^ dom TO/C
NON DALLA RICCHEZZA NASCE LA VIRTU’, MA DA UNO STILE DI VITA INTELLIGENTE ED EFFICACE
dal Vangelo di Luca (12,13-21)
In quel tempo uno della folla gli disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: «Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!». Ma Dio gli disse: «Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?». Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Introduzione
“Non dalla ricchezza nasce virtù, ma dalla virtù nasce tutto ciò che è bene per gli uomini”. Con queste parole Platone, filosofo ateniese del IV sec a.C., ha voluto dare un messaggio etico all’uomo affinché potesse riflettere di più non su ciò che possiede, ma su uno stile di vita buona, corretta, non troppo sedotta dall’avere. Oggi, più che tempo fa, facciamo i conti con uno stile di vita che allarga sempre più le forbici tra il ricco e il povero; tra il benestante e colui che fatica ad arrivare a fine mese; una divisione che affonda le sue radici in una economia ricercata e in una tecnica e in una ricerca che va sempre oltre l’umano. Il pericolo c’è, e ormai non è più dietro la porta ma ben chiaro e di fronte a ciascuno: il potere dell’avere ha preso il sopravvento sullo stile dell’essere. Possedere è un verbo che non è più rinchiuso solo alle cose materiali, ma è andato ben oltre, per alcuni è diventato addirittura uno stile di vita. Ciò che fa sintesi tra ricchezza e virtù – in Platone – è “il bene per gli uomini”, ed è la virtù, cioè un bene non solo più grande, ma soprattutto più intelligente, più efficace, più produttivo.
Accumulare tesori per sé
Il giudizio di Gesù su una persona del genere è «stolto». Stolto non in quanto stupido, ma in quanto incapace di leggere il suo futuro nella direzione di una vita più virtuosa per lui e per i suoi, e così il suo oggi diventa la sua stessa tomba. Non ha un orizzonte, non costruisce il suo domani, non cerca un bene per tutti ma solo una personale sopravvivenza, il suo oggi è misurato senza alcun termine di sacrificio ed è sedotto dalla sua bramosia egoista: «(io)demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi» e poi «anima mia… per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti». Non c’è in quest’uomo alcun tipo di virtù come se la misura virtuosa di una persona sia data esclusivamente da ciò che possiede e non da ciò che è. E così, basta avere un po’ di più che subito nasce il delirio dell’avere ancora di più. Un di più che non aumenterà i giorni della propria esistenza: «questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita».
Guardare oltre per dare forma ad un oggi rinnovato
Il discorso di Gesù parte da una consuetudine su cui è interpellato: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Gesù vuole toccare quello stile di vita che spesso abbiamo gli uni verso gli altri, uno stile di interesse, di guadagno, di conquista dell’altro che va ben oltre il discorso della ricchezza o del denaro. L’uomo di oggi deve comprendere che la misura del suo bene è il bene dell’altro. Il mio star bene è far stare bene, per ciò lo stile di vita è decisamente un altro: attenzione, ascolto, bene di tutti, oltre ogni protagonismo e interesse che alimentano solamente chiusura e rigidità. C’è bisogno di tornare a comprendere che la virtù è alla base della vera ricchezza; una virtù che a volte ci invita a non fare passi e scelte che non solo annientano la nostra vita, ma tirano dietro anche quella di altri. E il danno è peggiore.